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La storia del trasporto pubblico di Roma raccontata con passione e per passione. Sito fondato da Vittorio Formigari, online dal 1999 |
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La tranvia e la filovia Anzio-Nettuno |
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ORIGINE, COSTRUZIONE, ESERCIZIO E DECLINO |
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La tranvia Le origini della Anzio-Nettuno sono le stesse di quasi ogni altra tranvia extraurbana italiana. La nuova linea è chiamata ad assicurare un servizio a carattere locale frequente e a basso costo, che la parallela ferrovia , con sole tre coppie al giorno, non è in grado di offrire. Non esistendo all'epoca una valida alternativa nel trasporto stradale è l'unica soluzione praticabile per armonizzare il problema del rapporto costi-ricavi. Per la sua costruzione viene costituito il Comitato "Pro Roma-Anzio-Nettuno", nel quale siedono i sindaci, i politici locali e le personalità delle due città. La domanda di concessione è presentata il 24 febbraio 1910 dalla ditta Andreucci-Allegra e G., un'impresa attiva nel campo degli impianti elettrici che nello stesso anno produce energia elettrica con un officina nei pressi di Ninfa - dove preleva l'acqua per la forza motrice dall'omonimo lago - e la distribuisce aii comuni di Cori, Cisterna, Anzio e Nettuno. La costruzione della linea è definitivamente approvata dal Decreto reale n. 45 dell'11 novembre 1910. con una concessione per 50 anni. La convenzione allegata al Decreto, che qui riprendiamo dal Bollettino ufficiale del ministero dei lavori pubblici, accorda una linea di 2,950 Km, dei quali 2,740 di esercizio e il resto di raccordo verso il deposito. La linea è a semplice binario con un solo raddoppio intermedio a metà percorso per gli incroci: uscendo dal deposito di Nettuno il tram percorre via S. Maria e raggiunge piazza Umberto I (oggi piazza Mazzini), la attraversa in corrispondenza di via Durand De La Penne [via G. Matteotti], transita davanti al comando militare e segue via Vittorio Emanuele III [via A. Gramsci], piazza F. Rogier [largo B. Buozzi], passa davanti alla stazione per poi accostarsi alla linea ferroviaria, cui si mantiene attigua penetra nell'abitato di Anzio terminando la corsa in piazza G. Garibaldi. Dal capolinea di Nettuno il binario prosegue con un raccordo che consente alle vetture di raggiungere il deposito, ubicato nelle pertinenze della centrale elettrica della stessa ditta Andreuzzi, già in funzione per la pubblica illuminazione della città, dotata di apposita cabina di trasformazione per l'alimentazione a 550 v. Per il tracciato sono previste pendenze non superiori al 4,9 per mille e curve di raggio non inferiore a 25 metri. L'armamento è costituito esclusivamente da rotaie tranviarie Phoenix a gola del peso di 34 Kg per metro lineare, posate in via esclusiva sulla sede stradale, con l'obbligo di lasciare non meno di quattro metri per la vhy5iabilità ordinaria e l'obbligo di provvedere al mantenimento della sede stradale occupata. La trazione è a corrente continua a 550 V, con usuale sospensione trasversale della linea aerea. L'energia è all'inizio fornita da una piccola centrale idroelettrica che utilizza l'acqua del lago di Ninfa, con una sottostazione di conversione da 150 kW allestita nelle pertinenze del deposito. La prima dotazione di materiale rotabile prevede quattro elettromotrici a due assi numerate da 1 a 4, che offrono 18 posti a sedere e 20 in piedi. Sono costruite dalle Officine Reggiane con motori ed equipaggiamento elettrico forniti dal TIBB. e presa di corrente ad archetto strisciante. La convenzione stipulata tra ministero e concessionario prescrive anche l'impiego di vetture rimorchiate ma di questo materiale non si è mai trovata documentazione tecnica e fotografica. La costruzione della linea inizia nei primi giorni del 1910. L'inaugurazione con le dovute cerimonie avviene il 27 agosto dello stesso anno e il servizio regolare prende il via dal giorno successivo. L'orario generale di servizio prevede una corsa ogni 20 minuti con una percorrenza di 12 minuti mediante l'impiego di due vetture: le prime ed ultime partenze avvengono alle 7 e alle 19,40 da Nettuno e alle 7,20 e alle 20,00 da Anzio. In data non accertata l'esercizio viene assunto dalla Società Tramvie e Imprese Elettriche e Agricole, concessionaria della rete tranviaria di Ancona. A seguito di tale passaggio il parco viene ampliato con una vettura di tipo identico proveniente da quella rete, che viene numerata 5. Due ulteriori vetture del tipo Westinghouse sono in seguito acquistate dalla SRTO, numerate 6 (ex 393 di Roma) e 7. Quest'ultimo acquisto dovrebbe essere avvenuto non prima del 1923, dal momento che le motrici appaiono dotate dell'archetto messo a punto dall'azienda municipale in tale anno. La concessione viene successivamente assunta dalla Società Laziale di elettricità, attiva fin dal 1908 per la produzione e la dfistribuzione di energia nel Lazio e che nel 1923 (lo scriviamo a titolo di esempio) rifornisce 114 comuni e 54.037 utenti. |
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La filovia Il traffico della linea tranviaria è sempre stato modesto. Stando al materiale fotografico disponibile l'esercizio si è sempre svolto con motrici isolate. Delle rimorchiate citate nell'atto di concessione non si è mai trovata traccia e probabilmente non sono mai esistite; prova ne sia che alla maggiore domanda estiva si provvede con l'acquisto di tre ulteriori vetture provenienti da altri esercizi. L'idea di sostituirla con una filovia inizia a prendere piede già nel 1932, quando con il Regio decreto n. 1496 il governo promuove la trasformazione delle linee su rotaia improduttive. La buona prova fornita dal filobus, che dallo stesso anno inizia ad essere impiegato in pianta stabile, porta all'emanazione di un secondo decreto (n. 1728 del 1937) che introduce tutta una serie di facilitazioni e contributi per favorirne l'impiego de introduce la dichiarazione di pubblica utilità. Il cambiamento si rende necessario anche per collegare le nuove stazioni ferroviarie di Anzio e Nettuno, la cui posizione viene modificata con la variante del tracciato tra le due città. Il progetto della linea filoviaria è compilato dall'ing. Guido Vallecchi, che la comprende in un piano «che facendo fulcro sulla filovia Anzio-Nettuno, prevede di innervare da un lato con una filovia costiera Anzio-Ostia la bella regione che gli stessi romani oggi scoprono; dall'altra di costituire, per viaggiatori e per merci, un diretto collegamento della regione pontina col suo scalo naturale, il porto di Anzio». Allo scopo sono previste due ulteriori linee, da Anzio verso Ostia (dove la locale ferrovia consentirà di raggiungere l'Esposizione prevista per il 1942) e da Nettuno verso Littoria [Latina]. Per quest'ultimo collegamento si prevede un esercizio misto viaggiatori e merci e a tale scopo è annunciata la progettazione di speciali veicoli filoviari in grado di effettuare entrambe le tipologie di esercizio. Per la costruzione di questa rete, che dovrà estendersi per un totale di 75 Km, viene costituita la "Società trasporti per l'Italia e l'oltremare", una sinergia in pari quota tra la Fiat e la SITA da una parte e l'Istituto Nazionale Trasporti dall'altra. La trasformazione della tranvia viene accordata col Regio Decreto n. 668 del 13 aprile 1939. Dalla convenzione allegata si apprende che la nuova linea si estende per 4,015 Km nel senso Nettuno-Anzio e 4,460 Km nel senso opposto, che comprende l'anello di via Orazio al capolinea di Anzio con una spesa di 755.000 lire per la costruzione e 710.000 lire per la provvista di quattro vetture filoviarie su telaio Fiat 655-F con equipaggiamento elettrico della Marelli. L'esercizio viene inaugurato il 16 giugno 1939 con 10 coppie di corse giornaliere per il periodo estivo, ridotte a 7 nei mesi invernali, e prosegue fino al 22 gennaio 1944. Lo sbarco di Anzio danneggia pesantemente gli impianti e nel dopoguerra si decide di non ricostruirli, affidando l'esercizio a un'autolinea. Le vetture sono vendute alla STU di Livorno, dove effettuano servizio fino al 1966. |
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Ultimo aggiornamento: venerdì 27 settembre 2024 |