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La storia del trasporto pubblico di Roma raccontata con passione e per passione. Sito fondato da Vittorio Formigari, online dal 1999

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L'AVVENTURA DEI LAVORATORI RAVENNATI

     
  Nella toponomastica di Ostia numerose vie e piazze rammentano ai posteri la lunga e complessa epopea delle bonifiche e della rinascita del litorale romano dopo secoli di abbandono. Tengono viva la memoria dei braccianti ravennati e della lunga battaglia condotta contro l’immensa distesa di paludi che caratterizzavano tutto il litorale da Ostia a Fiumicino, e fino alla antica Fregenae. La moderna Ostia nasce dalla fatica e dai sacrifici di chi, rimasto senza risorse nella propria terra d’origine, è andato a cercar fortuna ovunque si avesse bisogno di due solide braccia e tanta forza di volontà. I ravennati riescono laddove aveva tentato con scarsi risultati Pio IX, impiegando un tempo nettamente superiore a quello preventivato, ma risorse economiche, strumenti tecnologici e validi ingegneri non mancavano.

Vengono da una terra preda di forti agitazioni sociali, minata da una crisi che li ha lasciati senza lavoro, si sono costituiti in associazione offrendo i propri servigi ovunque ce ne fosse bisogno. A Ostia sono stati chiamati dalla Canzini-Fueter & C., la società che ha vinto l’appalto per le bonifiche, e vi sono giunti con due treni speciali messi a disposizione dalla società delle Strade Ferrate Romane. Carichi di sogni ed aspirazioni, ma anche di entusiasmo, i treni raggiungono la stazione di Fiumicino il 16 e il 24 novembre 1884. L’aspetto desolante della plaga è all’origine di qualche momento di incertezza, c’è chi pensa che quell’opera sia troppo rischiosa in termini di vite umane, ma alla fine nessuno si da per vinto.

L’entusiasmo che aveva portato alla fondazione della loro associazione, l’idealismo rivoluzionario socialista che la caratterizzava e, prima ancora, la fedeltà al principio di mutuo soccorso tra i soci hanno la meglio. In sette anni, contro i quattro preventivati, la palude di Isola Sacra, lo stagno Ostiense e il campo Salino sono progressivamente prosciugati mediante potenti macchine idrovore. Decidono di restare, dando prova della loro tempra e dell’attitudine al sacrificio che li aveva aiutati a superare ben altre difficoltà.

Scrive in proposito Mario Pellegrini: «Alla stazione di Ravenna in tanti erano accorsi a salutare gli Scariolanti. Tra di loro Andrea Costa, "apostolo del socialismo", deputato del Regno D'Italia che nel 1904, fece dedicare un memoriale all'impresa dei braccianti. La spedizione era guidata da Nullo Baldini e Armando Armuzzi. Arrivarono, sotto un forte temporale, la notte del 25 novembre 1884. La cooperativa, vedendo il litorale romano nella sua desolante condizione, aveva voglia di tornare in Romagna. Il gruppo trovò sistemazione tra le rovine di Ostia Antica. La discussione si accese la sera del 26 novembre, in un'assemblea infuocata, dove alta era la tensione. Tornare indietro significava dichiarare un fallimento e Baldini era disperato soltanto al pensiero. Furono le parole di Armuzzi a sollevare le sorti dell'assemblea, impedendo che la spedizione terminasse prima del previsto. Gli Scariolanti dovevano lavorare per 3 anni ma alla fine restarono per tutta la vita».

 
     
 

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Andrea Costa, Nullo Baldini, Armando Armuzzi,

 
 

 
Le macchine idrovore della bonifica e le abitazione delle famiglie degli operai

 
 

 

 
 
 
 

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Ultimo aggiornamento: venerdì 17 maggio 2024