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UNA TRANVIA SOTTERRANEA PER ROMA

     
 

 
Romeo Cametti (1882-1962) e una pubblicità della sua impresa di costruzioni

 
     
  Seguendo l'esempio delle grandi capitali europee fin dal 1881 vengono presentate delle proposte per costruire anche a Roma una rete di ferrovie metropolitane sotterranee,. I vari progetti, a partire da quello presentato dall'ing. Degli Abbati, risentono tuttavia della tendenza a voler guardare soltanto alla ferrovia sotterranea pesante. Questa tipologia di impianto, di per se già proibitiva per gli alti costi di impianto ed esercizio, va ad impattare con un sottosuolo ricco di presenze archeologiche e spesso inadatto dal punto di vista geologico. La rivista "Monitore tecnico" (n. 24.25, maggio 1918) sostiene a tale proposito che nei piani presentati nei primi cinquant'anni di Roma capitale «si riscontra una certa mancanza di criteri pratici in quello che riguarda il traffico urbano sotterraneo e una grandiosità eccessiva che tanto spesso, e specialmente nella capitale, ha ostacolato la pratica attuazione di ottime idee».

Tra le tante proposte presentate nel corso del tempo merita una particolare considerazione il "Progetto di tramvia sotterranea per Roma" (chiamata anche "tramvia sotterranea metropolitana"). A compilarlo è stato l'ing. Romeo Cametti, un professionista delle costruzioni che si è specializzato nell'impiego del cemento armato con Giovanni Porcheddu e opera in tutta Italia con una propria impresa. Cametti ha costruito opere importanti come il bunker anti-aereo di villa Ada, la scomparsa casa dell'automobile di piazza Verdi e la città giardino dei ferrovieri al Pigneto.

Lo scopo del progetto è quello di «trovare il mezzo per ottenere una rapida comunicazione nel centro, e fra questo e la periferia della città». A tale scopo l'autore guarda alle realizzazioni già compiute all'estero, ed in particolare alla tranvia sotterranea in esercizio a Budapest dal 1893. Il Cametti sostiene che a Roma il tram, in particolare per il filo aereo, «turba la tranquillità maestosa della signorile città,deturpando le sue mille bellezze»; al contempo sostiene che «sarebbe errore grossolano la costruzione di una vera e propria metropolitana, scorrente entro gallerie profonde a forte velocità», dal momento che nel sottosuolo «è facile trovare l'acqua e i resti dell'antica grandezza». 

«La soluzione del problema della viabilità» conclude la premessa, «non si raggiunge che sotto terra [ma] il nuovo mezzo di moto non potrà essere altro che una semplice tramvia a velocità notevolmente superiore a quelle superficiali».

L'autore tiene senza dubbio conto delle numerose polemiche che hanno accompagnato lo sviluppo della rete tranviaria a trazione elettrica, oggetto di pesanti contestazioni principalmente per l'impiego del filo aereo. Il sindaco Prospero Colonna aveva dato nel 1900 un contrastato via libera, con la promessa che il sistema avrebbe avuto un carattere transitorio, ma le polemiche non si sono mai sopite, e sono anzi riesplose quando, con la giunta di Ernesto Nathan, viene annunciata la decisione di avviare le linee municipali con lo stesso sistema.

Il Cametti propone due linee circolari a doppio binario che "abbracciano" l'intero centro storico, che già allora si vorrebbe interdire del tutto al transito di linee tranviarie. I due anelli hanno un tratto in comune da piazza Colonna a piazza Venezia, sotto via del Corso e seguono in parte le principali direttrici servite dalle linee tranviarie al momento in esercizio, in parte itinerari non serviti dai tram. L'autore non fornisce dettagli sulla lunghezza di esercizio dei due anelli, riassunti in circa 11 Km. Le due linee sono indipendenti mediante una galleria a quattro binari nel tratto in comune.


La pianta delle due linee proposte dal Cametti, ricavata dall'originale allegato al progetto

Le principali caratteristiche tecniche del sistema sono le seguenti:

  • gallerie: sono larghe 5 metri e alte 3,30 metri rispetto al piano del ferro. La sommità della volta, costruita in camento armato,costituisce la soprastante sede stradale, e si regge con pilastri (anch'essi in cemento armato) di 30+45 cm sistemati ad una distanza fissa di 4 metri l'uno dall'altro. Ai lati delle gallerie sono disposte due pareti in tufo rivestite con mattoni che gravano su lastroni di calcestruzzo che tengono fermo il piano del ferro;
  • armanento: il sistema adotta rotaie phoenix a gola lunghe 12 metri, da 25 Kg per metro lineare, poggiate su una platea di asfalto o di legno, poggiate su 18 traverse per ogni campata. Le rotaie costituiscono il circuito di ritorno per il sistema di alimentazione, previsto a terza rotaia isolata da sostegni in porcellana;
  • impianti accessori: la minima profondità delle gallerie non richiede particolari e costosi impianti di aerazione. Ogni stazione è tuttavia predisposta in sede progettuale per la costruzione di bocchette semplici di aerazione, prive di impianti di qualsiasi tipo. E' inoltre previsto un circuito elettrico di segnalamento in sezioni di blocco, di cui non sono forniti i dettagli; l'impianto arresta un convoglio qualora la sezione successiva sia occupata a qualsiasi titolo.

Per quanrto riguarda il materiale rotabile la dotazione iniziale consiste in 52 treni di motrice e rimorchiata a carrelli; tutte le vetture sono lunghe 9,05 metri, larghe 2,05 metri e alte 3,12 metri, con 30 posti a sedere e venti in piedi. Ogni convoglio presenta quindi una lunghezza complessiva di 18,10 metri e una capacità di trasporto di 100 persone. Dal momento che al termine del servizio non è necessario ricondurre i treni in deposito la distribuzione del materiale è calcolata come segue:

  • 2 treni per stazione per 21 stazioni: totale 42 treni, sottoposti ad operazioni di pulizia dal personale locale;
  • 6 treni efficienti in deposito, tenuti di riserva per eventuali sostituzioni o per soccorso in linea;
  • 4 treni in officina per le operazioni di ordinaria e straordinaria manutenzione.

Il deposito, comprensivo degli uffici della direzione, è ubicato in via Flaminia e andrebbe ad occupare le pertinenze della ex officina del gas fuori Porta del Popolo, nell'area utilizzata dalla SRTO come deposito Porta del Popolo. L'impianto è collegato con una diramazione a doppio binario che abbandona uno due anelli alla stazione in corrispondenza di ponte Margherita.

Per l'intero impianto è previsto un costo totale di 100 milioni di lire.


Stazione di piazza Venezia; a destra l'impianto a quattro binari del tratto in comune tra le due linee fino a piazza Colonna.
Secondo la descrizione fornita da Cametti le stazioni hanno il medesimo aspetto che siano a due o a quattro binari.

Le fonti al momento disponibili non danno notizie circa la presentazione ufficiale del progetto alla competente autorità, né che lo stesso sia stato preso in considerazione. Compilato nell'estate del 1914 viene ripresentato nel 1926, quando sono in pieno corso gli studi per la riforma tranviaria e c'è chi sostiene la necessità di non eliminare completamente i tram dal centro storico interrando i percorsi fondamentali.A questa soluzione verrà preferito un piano regolatore per tre linee di metropolitana ferroviaria che non vedranno mai la luce.

 
 
 
 

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Ultimo aggiornamento: lunedì 21 aprile 2025